L'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero della Diocesi di
Gaeta è stato costituito dall'Arcivescovo di Gaeta in attuazione
dell'articolo 21 della Legge 20.5.1985 n.222 recante le Norme sugli
enti e sui beni ecclesiastici approvate dalla Santa Sede e dal
Governo Italiano con Protocollo del 15 novembre 1984 ed è persona
giuridica canonica pubblica. Esso ha sede in Gaeta (LT) Piazza Episcopio, 2.
Prima della nascita dell'Istituto, per garantire delle entrate alla
maggior parte dei vescovi e dei parroci, c'era un meccanismo molto
complesso. Al loro "ufficio pastorale" (l'incarico nella Chiesa)
erano legati dei benefici (terreni, edifici...) che davano dei
redditi. Siccome spesso questi redditi non bastavano, lo Stato
passava un assegno integrativo, la "congrua". Non che lo Stato
italiano fosse in vena di regali. Le travagliate vicende del
Risorgimento avevano causato l'incameramento di molti beni
ecclesiastici. In un certo senso, lo Stato non faceva altro che "restituire" quanto aveva tolto. Non era interesse di nessuno che i
sacerdoti non avessero di che vivere. Nel 1929 il Concordato
Lateranense tra Stato italiano e Chiesa cattolica non aveva fatto
altro, a grandi linee, che confermare questo sistema.
Intanto, però, per la Chiesa cattolica arriva il Concilio Vaticano
II (1962-1965) e tutti, Chiesa e Società, conoscono importanti
cambiamenti di mentalità e sensibilità. In una parola sola, di
cultura. Chiesa e Stato si stimano più di prima, probabilmente. Ma
proprio per questo sentono il bisogno di eliminare ogni possibile
confusione. Di separarsi per poter stare meglio vicini. I rispettivi
rappresentanti si siedono allora attorno a un tavolo e alla fine,
nel 1984, firmano gli Accordi di revisione del Concordato.
La riforma avviata nel 1984, in generale, ha messo ordine nella
complessa realtà delle risorse della Chiesa.
Gli intenti?
Principalmente due: condivisione e trasparenza.
Che cosa accade?
A grandi linee accade questo.
I vecchi benefici di
ogni diocesi finiscono all'Istituto diocesano per il sostentamento
del clero (IDSC), che li amministra e ne destina i redditi al
mantenimento economico dei sacerdoti.
Chi provvede ai sacerdoti?
In prima battuta la comunità parrocchiale
di appartenenza;
poi l'IDSC; infine, se necessario, l'Istituto
centrale per il sostentamento del clero (ICSC). Lo Stato continua a
intervenire a favore della Chiesa cattolica italiana, ma in forme
nuove, più moderne e rispettose della reciproca autonomia.
Soprattutto, non interviene più in modo diretto: direttamente non
versa più un soldo. Lo Stato si limita a fare da tramite tra Chiesa
e cittadini, attuandone la volontà e facilitando chi contribuisce
con un'offerta diretta all'ICSC.
Difatti sono due le forme "pubbliche" di sostegno:
- Le offerte per il sostentamento dei sacerdoti che vanno
direttamente all'Istituto per il Sostentamento del Clero di Roma
(ICSC) ed entrano così a far parte delle risorse che assicurano ai
sacerdoti la remunerazione mensile.
- La quota di 8 per mille dell'Irpef attribuita annualmente alla
Chiesa cattolica grazie alla firma dei cittadini viene destinata a
tre finalità: le esigenze di culto della popolazione, la carità in
Italia e nel Terzo Mondo e, ancora, il sostentamento del clero. Ma
solo nella misura in cui le offerte raccolte dall'ICSC non siano
sufficienti.
Ecco che, quindi, è stato costituito l'Istituto Diocesano per il
Sostentamento del Clero con i seguenti scopi:
-
provvedere, ove occorra, all'integrazione, fino al livello fissato
dalla Conferenza Episcopale Italiana, della remunerazione
spettante al clero, che svolge servizio a favore della diocesi,
per il suo congruo e dignitoso sostentamento;
-
svolgere eventualmente, previe intese con l'Istituto Centrale per
il Sostentamento del Clero (ICSC), funzioni assistenziali e
previdenziali integrative e autonome per il clero;
- svolgere eventuali altre funzioni che gli fossero demandate da
regolamenti emanati dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Per far tutto ciò, l'Istituto dispone di un patrimonio costituito da
case e terreni pervenuti dagli ex benefici ecclesiastici, da
donazioni o lasciti di buone persone e da eventuali acquisti.
Purtroppo le case e i terreni che appartenevano ai benefici
parrocchiali assicuravano redditi di entità molto scarsa con la
conseguenza, quindi, di dover attingere alla quota dell'8 per mille
dell'Irpef, attribuita alla Chiesa cattolica, somme maggiori da
destinare invece al Sostentamento del clero.
I Consigli di Amministrazione dell'IDSC, fin dalla nascita
dell'Ente, ravvisata ovviamente l'esigenza di intervenire con misure
idonee a consentire che l'IDSC di Gaeta potesse contribuire sempre
più alle necessità finanziarie del sistema di sostentamento del
clero, hanno posto in atto un programma di "riconversione
immobiliare", ancora in corso, che sostanzialmente si è indirizzato
a fare in modo che il patrimonio fornisse un reddito congruo e
dignitoso.
L'Istituto è gestito da un Consiglio di Amministrazione con a capo
un Presidente nominato dal Vescovo. L'operatività, coordinata da un
Direttore, è svolta dal Settore Tecnico che cura la gestione e la
manutenzione del patrimonio immobiliare, dal Settore Amministrativo
che ne cura la contabilità e dal Settore che cura i rapporti con i
sacerdoti in relazione con l'Istituto Centrale di Roma.
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